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Novità sul progetto NINFEA

COVID-19: nuova pubblicazione NINFEA

29/09/2021

Quando nell’aprile del 2020 è stato lanciato il questionario anonimo online sul COVID-19 hanno partecipato 3184 famiglie della coorte, consentendo di realizzare uno studio trasversale i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Epidemiologia & Prevenzione.

Lo studio Sintomi tipici di COVID-19 nei bambini e negli adulti della coorte di nascita italiana NINFEA e loro relazione con l’epidemia di SARS-CoV-2 ha coinvolto 6.133 adulti e 5.751 bambini, per un totale di 3.184 famiglie. Nel periodo marzo-aprile 2020, il 55,4% delle famiglie NINFEA aveva almeno un membro con almeno un sintomo tipico del COVID-19.

È emersa una forte correlazione geografica tra l’incidenza cumulativa di COVID-19 nella popolazione e la prevalenza di dolori muscolari, stanchezza, febbre bassa e difficoltà respiratorie negli adulti.

La presenza in famiglia di almeno un membro con diagnosi di COVID-19, rispetto all’assenza nel nucleo famigliare di persone che hanno effettuato un test, è risultata associata negli adulti con un aumento del rapporto di prevalenza di quasi tutti i sintomi tipici del COVID-19, mentre nei bambini solo con febbre bassa (37-37.5 °C) e anosmia/disgeusia (assenza o diminuzione di olfatto/gusto).

Tra gli adulti con COVID-19, stanchezza, dolore muscolare e febbre avevano una sensibilità ≥70%. Negli individui testati per SARS-CoV-2, con una prevalenza di COVID-19 del 16,6%, difficoltà respiratorie e nausea/vomito erano associate a valori predittivi positivi più alti, con stime puntuali vicine al 60% e con valori predittivi negativi vicini al 90%.

In conclusione, la prevalenza geografica dei sintomi tipici del COVID-19 nella popolazione adulta potrebbe essere rilevante per l’identificazione di focolai epidemici futuri. I sintomi nei famigliari di casi confermati di COVID-19 potrebbero aiutare a identificare la diffusione intra-famigliare del virus e la sua ulteriore propagazione nella comunità. In particolare, la febbre bassa è frequente nei bambini con almeno un membro della famiglia con COVID-19 e probabilmente indica un’infezione infantile.

Occorre tuttavia ricordare che queste analisi sono state condotte durante la prima ondata epidemica del 2020, tenendo dunque ben presente che il contesto epidemiologico si è nel frattempo modificato, in particolare a causa delle nuove varianti e grazie alla capacità preventiva delle vaccinazioni.